destionegiorno
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Sono nata in Liguria, terra che amo e alla quale sento di somigliare molto, e vivo in un paesino del Levante ligure assieme alla mia famiglia e ai miei gatti. Ho iniziato a scrivere fin da piccola, ancor prima di appassionarmi alla lettura – alla quale, oggigiorno, dedico una fetta cospicua del ... (continua)
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Fischia un gran vento
sul campo fiorito
e papaveri rossi
s'inchinano al sole.
Ed io ancora qui,
che stringo il... leggi...
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Meraviglioso amarti
nel silenzio di una lacrima
che scivola dal cuore
e allevia ogni dolore.
Meraviglioso amarti
fra... leggi...
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Sono aquila nel cielo
delfino tra gli spruzzi
fuoco nella prateria
culla per sementi.
Sono pioggia battente
vento e... leggi...
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Laura Fogliati
Andava e veniva per la città
e intanto aspettava le novità.
Delle più truci e delle più belle
tesseva una tela fitta e ribelle.
Poi ricuciva, imbastiva e tagliava...
Anche quando sfinita al sonno cedeva
tesseva, tesseva e ancora tesseva.
Con tutto l’impegno si prodigava
convinta com’era che quella missione
di cibo e di acqua fosse ragione.
Non s’avvedeva, la poveretta,
che il tanto operare con dedizione
alla sua veste rubava splendore.
Era nata col sole, profumata d’un fiore
ma ormai era stanca, consunta e incolore.
E, quando la forza le venne a mancare,
fermarsi dovette nel proprio giardino
prigioniera del tempo e del proprio destino.
E tutti i passanti nell’avvicinarsi
udivano quella imprecare e lagnarsi.
Questa è la storia triste e nefasta
di una comare di cartapesta
che dopo cent’anni trascorsi a vagare,
avvedersi dovette del proprio vestito:
ingrigito, strappato e mal rattoppato.
Il Tempo, si sa, è gran galantuomo
e senza fermarsi passava di là.
Poi, un bel giorno, ebbe pietà:
andò dalla vecchia e le disse gentile
che forse poteva aiutarla ad uscire.
Quella raccolse rinvigorita
le ultime blande forze stentate.
Quando alla soglia vicina arrivò,
le forbici e l’ago dalla tasca sfilò
e incurante del Tempo ricominciò.
Fu proprio il giardino che si ribellò.
Dalle sterpaglie che un tempo eran fiori
una viva scintilla di colpo scoccò
e l’abito secco di fuoco avvampò,
avvolgendo la vecchia come un falò.
Il Tempo, in silenzio, tristemente capì
che quella storia finiva così.
E, ancora oggi, chi passa di lì
della triste comare ode il lamento
e sfuggire non può al languido pianto.
Così da millenni e forse anche più
l’ottusa si lagna con gli astri lassù.
Se accade che il Tempo, l’amico che fu,
si trovi a passare per caso di lì
lo incolpa d’averla lasciata così.
Finita è la storia della vecchia comare
che d’ago e di forbici sapeva campare.
Bramando soltanto novità da aggiustare,
fu ignara del bello e finì per scordare
che oltre a cucire si poteva anche amare. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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